Il monopolio di Google si incrina (forse): Big G apre ai concorrenti?
Il monopolio di Google si incrina (forse): Big G apre ai concorrenti?
Non è un segreto che Google detenga il quasi totale monopolio delle ricerche online; dati alla mano, si parla del 75% del volume complessivo di ricerca: d’altro canto, conoscete qualcuno che come homepage del proprio browser abbia un sito diverso da Big G?
Se all’utente medio che cerca qualcosa su internet questa posizione dominante importa ben poco, non la pensano così i concorrenti del colosso di Mountain View, che si sono addirittura uniti in un consorzio per cercare di far luce su questa situazione: tra le aziende aderenti a FairSearch.org, figurano ad esempio TripAdvisor, Expedia, Nokia e non poteva mancare Microsoft.
Ad ogni modo, lo squilibrio appena detto è talmente visibile agli occhi di tutti che la stessa Commissione Antitrust dell’Unione Europea stava indagando sul tema dal 2010, alla ricerca di un’eventuale abuso di posizione dominante da parte di Google; i punti messi in discussione erano diversi: l’utilizzo – senza consenso esplicito – dei contenuti di altri siti nei suoi risultati (ad esempio, ciò che succede con Wikipedia); le clausole di esclusività stipulate con editori per le inserzioni sulle pagine del proprio sito, etc…
Ma la pratica più contestata, che in questo articolo prendiamo in esame, riguarda l’abitudine di Google di mostrare per primi i risultati legati ai suoi servizi. Spieghiamoci meglio: quando un utente cerca qualcosa – ad esempio “lampadario di cristallo” – Google fornisce in evidenza i risultati degli inserzionisti del suo Google Shopping.
Altro esempio che può rendere meglio l’idea, se cercassimo “Hotel Milano” ci verrebbero mostrati ancora una volta gli alberghi sponsorizzati da Google e poco più sotto quelli presenti su Maps.
Ed ecco allora la controproposta fatta da Google, che ha incontrato il favore della Commissione Antitrust, ma non ha soddisfatto per niente le aziende del gruppo FairSearch: Big G apre ai risultati dei concorrenti, mostrando tre rivali nelle ricerche online, mentre per il mobile due risultati di Google e uno dai concorrenti (vedi foto sotto).
Perché la manovra non soddisfa i concorrenti di Google?
Perché oltre alla magra consolazione, i siti che verranno mostrati in alternativa ai servizi di Google saranno scelti con il consueto meccanismo dell’asta, dunque dovranno pagare il tanto osteggiato rivale per comparire in quello spazio che come è risaputo è dedicato agli inserzionisti. Forse l’unico vincitore è ancora una volta Google, che in questo modo ha evitato una salatissima multa da parte della Commissione Europea.
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